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Terza Missione Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico - Chirurgiche

Il Dipartimento di Scienze e Biotecnologie medico-chirurgiche della Facoltà Farmacia e Medicina Sapienza Università di Roma-Polo Pontino, in partnership con: Dipartimento di Medicina Molecolare, Dipartimento Biologia Ambientale, Dipartimento Storia disegno restauro Architettura, Laboratorio DANTE e Polo Museale-Sapienza, Soprintendenza Speciale Belle Arti e Paesaggio Roma, Dipartimento Biologia Università Tor Vergata, Dipartimento Studi Umanistici Università Roma 3, Dipartimento Scienze Biomediche Università Pisa, ha promosso e organizzato la mostra “Storie di vita. Gli antichi Romani raccontati dalla scienza” In linea con il piano strategico Dipartimentale e finanziata nell’ambito delle iniziative di Terza Missione del PRIN, la mostra ha inteso divulgare il modo in cui le biotecnologie medico chirurgiche possano essere utilizzate per favorire comprensione e fruizione di materiali storici intesi come strumenti socialmente utili per il miglioramento delle condizioni di vita all’interno di un modello ecologico della salute. La mostra ha comunicato a un largo e variegato pubblico i risultati della ricerca scientifica del progetto PRIN(E.12696) “Diseases, health and lifestyles in Rome” finanziato al Dip SBMC. Inizialmente, fino a un totale di otto mesi (dal 19/5 2018 al 30/1 2019), la mostra è stata ospitata presso il Museo di Storia della Medicina-Sapienza Università di Roma. Successivamente, considerando il rilievo scientifico e divulgativo dell’iniziativa, il Museo Nazionale delle Civiltà “L. Pigorini” di Roma ha richiesto, promosso e finanziato il trasferimento dell’intera mostra presso la propria sede per un periodo di cinque mesi: a partire dal 30/1 fino al 30/6 2019. La mostra, nel suo complesso, ha divulgato alla collettività locale, nazionale e internazionale i risultati di uno studio specialistico sulle condizioni di vita e di salute a Roma in età imperiale e tardo antica. Mission dell’iniziativa è stata quella di presentare materiali che documentassero, in base alle evidenze biologiche, condizioni socialmente rilevanti anche per l’attualità, i.e. violenza sulle donne, disabilità/supporto sociale, ageing, infanzia, alimentazione: in particolare si è inteso illustrare a un pubblico generalista le dinamiche culturali che hanno portato alla concettualizzazione del concetto di ‘diversità’ e le conseguenti reazioni di stigma e violenza.

In particolare, le attività hanno previsto: 1. concettualizzazione del percorso espositivo, preparazione paline e depliant italiano/inglese, elaborazione di video didattici, allestimento di materiali biologici e archeologici, organizzazione di laboratori hands-on; 2. allestimento di eventi con l’Associazione Culturale SPQR con la messa in scena di interventi chirurgici antichi; allestimento di una caupona, interventi di educazione alimentare anche tramite degustazione, 19/5 2018. e produzione di video di documentazione dell’evento; 3. visite guidate a opera dei docenti per studenti di scuole primarie, secondarie e pubblico generalista.

Attraverso la mostra e tutto il lavoro ad essa collegato, si è scelto di mettere in primo piano reperti biologici di individui di Roma antica e tardo imperiale classificabili come soggetti marginali e vulnerabili. Sono state scelte le fasce della popolazione esposte più di altre ai pericoli di una vita incerta dal punto di vista giuridico, economico-sociale e sanitario per mostrare quali segni sul corpo comportano le diseguaglianze sociali e quelle di salute o per converso quanto le azioni di supporto sociale possono contribuire a produrre migliori esiti di salute. Dunque, la scelta comunicativa di rendere i resti biologici i principali soggetti espositivi ha avuto lo scopo di dimostrare, attraverso un linguaggio visivamente accessibile, quanto condizioni sociali, culturali ed economiche possono avere ripercussioni biologiche permanenti sul corpo di ogni individuo. È stato illustrato, inoltre, come questo obiettivo sia raggiungibile solo tramite la reale interazione multidisciplinare che unisce le più innovative tecniche e tecnologie biomediche con l’universo variegato delle medical humanities. La mostra ha messo in luce quanto i dati scheletrici, acquisiti attraverso l'analisi bioarcheologica, genomica e paleopatologica di individui antichi, possono essere utilizzati come capsule del tempo che documentano permanentemente la relazione tra individuo, ambiente di vita e ambiente socio-culturale. La proposta, offerta trasversalmente al pubblico generalista, a quello istituzionale e a quello scientifico, ha voluto dimostrare la necessità di nuovi approcci multidisciplinari, orientati alla qualità della vita all’interno di un modello ecologico della salute sensibile alle disuguaglianze.

  1. Elevato grado di multidisciplinarietà generato dall’interazione tra storia della medicina, medicina molecolare, genomica, anatomia patologica, paleopatologia, antropologia fisica, archeologia.
  2. Capacità di connettere saperi scientifici e sociali di diversa estrazione, in un’ottica multidimensionale e multiepistemica. L’innovatività della proposta ha consentito la messa a sistema di risultati provenienti da un approccio integrato tra discipline: l’indagine antropologica, molecolare e lo studio dei contesti di scavo ha consentito di incrociare i dati paleopatologici e paleonutrizionali con le fonti mediche e letterarie antiche al fine di ricostruire attorno ai reperti una serie di case studies che identificassero la fisionomia di individui vissuti a Roma antica e tardo imperiale, in ragione delle loro specificità biologiche, del loro stile di vita e delle loro abitudini socio-culturali. Si è voluto mostrare al pubblico generale come l’interazione tra le più recenti biotecnologie e le medical humanities può rendere evidenti gli ambiti che incidono negativamente sulla qualità della vita degli individui antichi e di quelli contemporanei. Le aree tematiche narrate attraverso i casi studio selezionati per la diffusione comprendono: l’alimentazione, l’ageing, la violenza sulle donne, l’infanzia e la disabilità. Gli obiettivi raggiunti dal punto di vista dell’impatto culturale possono essere riassunti nei seguenti punti: 1. Il miglioramento della consapevolezza rispetto alla rilevanza della relazione tra stili di vita e benessere individuale e collettivo, 2. la consapevolezza della connessione diretta tra salute e condizioni socio-culturali ed economiche, 3. la sensibilizzazione in merito ai temi della violenza sulle donne, 4. la sensibilizzazione in merito alle discriminazioni relative alla disabilità, 5. l’aumento della consapevolezza della popolazione rispetto alle condizioni di salute di cittadini considerati marginali o resi vulnerabili da fattori costituzionali così come da fattori socio-economici e ambientali 7. la fruizione di temi ed evidenze scientifiche da parte di un pubblico generalista, 8. l’accessibilità per scuole primarie e secondarie di temi di educazione sanitaria, ambientale e civile.

 

 

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